domenica 10 aprile 2016

WALT DISNEY IN SARDEGNA




In Sardegna sono ambientati gli episodi  n. 2203 di Topolino (1998) e N. 2977 del 18 Dicembre 2012; quest'ultimo episodio è costruito sull'ipotetica teoria delle Ley Lines: sotto la crosta terrestre scorrono potenti  linee energetiche note ai cinesi fin dai tempi remoti, e proprio per la forza sprigionata, erano definite Vene del Drago, che risultano particolarmente intense in certi punti; nell'episodio di Topolino, la Sardegna sarebbe proprio uno dei luoghi del pianeta in cui si verificherebbero dei misteriosi "affioramenti energetici" che vengono canalizzati tramite le antichissime strutture megalitiche presenti in tutto il suo territorio e capaci di rendere fertile il suolo e vivificare la vegetazione.
Mi son divertito a digitalizzare e aggiungere un pò di musica al fumetto scritto da Giorgio Figus e disegnato da Luca Usai





Tra il 1953 e il 1960, Walt Disney produsse una serie di 18 documentari dal titolo "Genti e Paesi, uno di questi, uscito nel 1956, è dedicato alla Sardegna col titolo "Gente di Sardegna", dove la gente di Sardegna era omologata ai popoli primitivi ancora abitanti il pianeta; nel 1967 la serie di documentari diventò un libro pubblicato da Mondadori.
Per il documentario del 1955, la troupe impiegò quasi un anno di tempo per effettuare le riprese nell’Isola e ricavarne una pellicola di trenta minuti con un immagine della Sardegna stereotipata dove le persone sono sempre in festa e in ogni momento indossano il costume.
Nonostante le critiche ‘negative’ che il film ebbe da parte di tanti intellettuali isolani, quel documentario contiene una serie di sequenze straordinarie e rare: ci sono i nuraghi, la caccia, la pesca, il trattamento di varie malattie, e soprattutto le feste con le Launeddas, dal minuto 13:00 possimo ammirare  per alcuni secondi  i più grandi maestri di quel lontano periodo.


 

Prima parte


Seconda parte

Anche nella versione cartacea non potevano mancare le Launeddas, nella foto vediamo il suonatore Felicino Pili in una pagina dell'edizione spagnola

giovedì 24 marzo 2016

KUNST SARDINIENS

Dopo tanto cercare, son riuscito ad acquistare da un antiquario di Berlino, la mia copia del catalogo del 1980 di "Kunst Sardiniens" di Thimme Jürgen.

Tanti e importantissimi bronzetti nuragici fanno parte di collezioni private, pezzi unici come il famoso 'Sitzender syrinxspieler', Suonatore di siringa seduto, importante per ricostruire la cultura musicale nuragica, e non solo.

























Grazie all'amico Giampaolo Serpi che ha tradotto dal tedesco la didascalia :

Suonatore di siringa seduto Bronzo altezza 8cm. Provenienza ,Sardegna Luogo di ritrovamento sconosciuto. Era nuragica 7-6 secolo a.C. Collezione privata)
La figura seduta, fortemente stilizzata soffia un flauto da pastore (hirtenflöte) a quattro canne. A Parte un accenno di una cappa (berretta) a semisfera e una punta di stoffa tra le gambe al disopra del ginocchio, non c'è niente che corrisponda ad un indumento. La figura ricorda come posizione e motivo, la gia conosciuta statuetta di Ittiri a Cagliari.
Il Metallo e stato analizzato nel laboratorio di ricerca Rathgen, Berlino. I valori sono quelli tipici della lega del bronzo sardo che si possono vedere nella tabella Foto 118, nr 58.
Mantenimento/ conservazione: Intatto.
 La figura era all'origine collegata ad un piedistallo attraverso un rivetto, ancora conservato, la patina va dal verde al rosso-marrone.

 


Ho notato che questo musico nuragico ha già cambiato diverse sedie su cui si è seduto per farsi ammirare, sulla dura roccia sarda al principio, passando poi per sedie in legno e in vetro; spero che la prossima sedia sia in Sardegna, da cui è partito tanto tempo fa.

 



Tra le pagine del catalogo, ho trovato due articoli che parlano di quella famosa mostra del 1980


 
La presentazione della mostra dell'ambasciatore italiano in Germania
 
 

giovedì 17 marzo 2016

BRONZETTO SCOMPARSO

I nostri MUSICI NURAGICI, avevano un amico suonatore di SYRINX (siringa o flauto di Pan), deportato in germania, e noi non lo sapevamo....
stesso cappello, stessa altezza, anche lui suonatore di canne; chissà se le launeddas hanno mai suonato insieme alla siringa al corno o alla lira




Nr. 28 Catalogo collezione Borowski
Suonatore di flauto
Bronzo h 8 cm
Sardegna, località sconosciuta.
Cultura nuragica VIII-VII sec. a.C.


Probabilmente questo suonatore di siringa si trova a Gerusalemme. La collezione Borowski è stata un pò distribuita dopo il 1990, alcuni pezzi sono arrivati a Monaco, altri, probabilmente la maggior parte, sono a Gerusalemme. RM (fonte Nurnet)

 

Una mia ricostruzione dello strumento link 
  
Pan, quando credeva d'aver ghermito ormai Siringa, stringesse, in luogo del suo corpo, un ciuffo di canne palustri e si sciogliesse in sospiri: allora il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento e il dio incantato dalla dolcezza tutta nuova di quella musica: «Così, così continuerò a parlarti», disse e, saldate fra loro con la cera alcune canne diseguali, mantenne allo strumento il nome della sua fanciulla.”

 


Una cuncordia a siringa link

  
Almeno nei cartoni siamo sicuri che questi strumenti si sono incontrati: lira , syrinx e launeddas
 

AULOI AGORA' (2013)

"Se puoi sognarlo, puoi farlo".

Tutto parte da un esigenza, magari solo tua, ma per te importante, e sogni l'oggetto che ti potrà dare soddisfazione. E il sogno, l'immaginazione, diventa subito un progetto, sulla carta o solo mentale poco importa, scatenando la ricerca e la risoluzione dei vari problemi che si incontreranno dando realtà al sogno.

Una amica mi aveva chiesto un aulos da far vedere durante i suoi spettacoli musicali, ne ho approfitato per costruire un idea che avevo in testa da diverso tempo, tentare di riprodurre lo strumento utilizzato in una scena di "Agorà", film del 2009 diretto da Alejandro Amenábar, interpretato dalla affascinante Rachel Weisz

alcune fasi della costruzione:link

martedì 15 marzo 2016

ICONOGRAFIA LAUNEDDAS

  1. Bronzetto Itifallico VIII sec. a.C. Ittiri, Sardegna
  2.  Launeddas  greche o Trisaulos?  
  3. "Psychomachia" Aurelius Prudentius Clemens 348-413 d.C Spain 

domenica 13 marzo 2016

LAUNEDDAS TATUATE

LAUNEDDAS PINTADASA
Vecchie launeddas provenienti da Sant'Anna Arresi; dalle notizie raccolte pare che il costruttore si chiamasse Peppino Floris e usasse una puntina di grammofono per incidere i disegni sulla canna, un vero e proprio tatuaggio, punto dopo punto. Nel paese molte famiglie possiedono degli strumenti simile perché il costruttore le regalava come regalo di nozze ai futuri o novelli sposi.
Grazie all'amico Francesco Fois di Santadi che le ha recuperate e portate nella mia officina per una revisione.


Anche in alcune vecchie foto di suonatori del Sulcis possiamo notare questo tipo di decorazione, caratteristica di questa zona


sabato 12 marzo 2016

A CACCIA DI AULOI (marzo 2015)

In Tessalia e in Macedonia a caccia di aulos

Durante un mio viaggio in Grecia ho avuto modo di ammirare nel museo di Tessalonico, l'auloi in osso di Pydna, importantissimo e raro reperto indispensabile per la ricostruzione, oltre a varie rappresentazioni presenti. in vasi e sculture

Nel teatro greco di Larissa
 

MACELLERIA MUSICALE

qualche volta per fare musica bisogna sporcarsi le mani



SONUS DE MANGONI

Sonus de mangoni de tziu Antoni Pitzalis
«dalle ossa della gamba ne fa gran conto il Campidano per la costruzione delle sue lionedde, ossia flauti. (...) dicono che il suono è incredibilmente dolce e acuto, e propagantesi a strana distanza»
Gli antichi romani ne apprezzavano anche le carni, in particolare il cervello e la lingua. Cosa questa ancora in uso ai tempi dell'ornitologo Francesco Cetti che, circa due secoli fa, nei suoi scritti racconta di aver a sua volta assaggiato questi piatti pur non condividendo coi romani il positivo giudizio.


Tziu Antoni maistu de sonus  
 

ATTILIO SCROCCU (Agosto 2015)

Vacanze intelligenti:
dopo 20 anni a casa del maestro Attilio Scroccu, il cacciatore di suoni

 

Il cacciatore di suoni(tratto liberamente da “VOCI DI SARDEGNA” di Bernard Lortat-Jacob)

Ascutta beni, ci vunti  desci sonusu in su contrabassu, ascutta… ascutta… ascutta…

Quando si tratta di costruire uno strumento in una data tonalità, ziu Attiliu prende una base, una nota campione, soffiando nella canna più lunga- il contrabassu, come lo chiama lui. Questa canna produce una nota grave, che lui suona per diverse ore prima di costruire le altre due che dovranno essere in armonia con questa.
Allora capisco perché, secondo lui, il suono, lo strumento e la canna che ne permette la costruzione sono sinonimi: il suono nasce dallo strumento, la musica nasce dal suono e si inventa  a  partire da esso, ma entrambi derivano da un’unica intenzione.
Quando suona, l’agitazione febbrile di ziu Attiliu nasce dalla profondità del suo ascolto, e tale ascolto dal suo soffio. Il soffio stesso, lungo e ininterrotto, produce un’estasi indecifrabile.

Per lui la musica è un esperienza intima e, per dirla tutta, mentale.
Un espressione torna spesso sulle sue labbra: “tirare fuori”. Quello che lui tira fuori è la musica, presente in ogni cosa. La musica è “già li”, dice, come se volesse isolare alcuni suoni da uno spettro unico. Io sento una sola nota, bella e profonda. Insiste. Mentre suona cerca di convincermi con gli occhi. Per aumentare l’effetto di risonanza, mette un bicchiere all’estremità della canna più lunga. E’ il suo microfono. Possiede una decina di bicchieri del genere, di tutte le dimensioni, orientandoli diversamente amplifica degli armonici differenti. A seconda della posizione e della forma del bicchiere, lo spettro si decompone e si ricompone come un’anamorfosi: ziu Attiliu fa entrare nella sua testa ciò che dovrà farne uscire più tardi, quando costruirà le altre canne che si dovranno accordare con la prima.

Il suono lo affascina più di della musica.
Mi rendo conto in questa occasione che il dono musicale ha tante sfaccettature.
Il suo virtuosismo risiede interamente nella capacità di associare dei suoni nello stesso momento. Solo la sovrapposizione degli spettri sonori suscita la sua attenzione. Essa è l’oggetto della sua ricerca. ziu Attiliu è esperto in materia, nel senso stretto del termine.
Una lunga frequentazione con le canne sonore ha dato a ziu Attiliu l’orecchio assoluto: non ha bisogno di nessun suono campione per trovare le altezze e determinare le componenti armoniche. Senza dubbio la pienezza del suono lo ha allontanato dalle forme musicali convenzionali; il temperamento musicale che ci ha lasciato il XVIII secolo e quello di ziu Attiliu non vanno d’accordo.

Scopro con lui la realtà mentale della musica e la sua sottomissione alle regole della risonanza. Cerca nell’ampio spettro sonoro della sua canna soffiata ciò che è utilizzabile a scopo musicale (le note della mankosa e della mankosedda). Calibra e accorda i suoi strumenti a partire da un suono unico di cui decifra all’infinito lo spessore.
La natura ha messo nella musica delle cose che si tratta solamente di “tirare fuori”. La materia sonora condiziona il sapere e le concezioni stesse di ziu Attiliu. Con lui, ho l’impressione di assistere agli esperimenti dei primi uomini e alla nascita stessa del mondo. Egli fa le sue scoperte in modo empirico come se, da millenni, nulla fosse stato tentato.
Mi domando tuttavia come le componenti di un unico suono possano produrre un’estasi quotidiana di una tale intensità. Senza dubbio, l’estasi non procede per forza dal rinnovamento. Essa nasce altrettanto dalla ripetizione delle cose, se tale ripetizione è precisa, rigorosa e condotta con fervore.

Conobbi un’esperienza simile in compagnia di amici pescatori del Mediterraneo che tiravano a bordo gli stessi pesci ogni mattina all’alba. Malgrado l’automatismo dei gesti, l’operazione restava miracolosa. Ogni pesce tirato fuori dall’acqua suscitava dei commenti pieni di ammirazione che senza dubbio finiranno solo con la scomparsa dei mari. Con gli stessi gesti e gli stessi atteggiamenti, le vie rituali e quelle quotidiane diventano una cosa sola. E’ senza dubbio l’esattezza della reiterazione che produce una certa sensazione di eternità nei pescatori come nei cacciatori di suoni: ogni giorno, nel suo laboratorio, ziu Attiliu torna a decifrare lo stesso mondo. Tutto il suo lavoro consiste nell’eliminare le opacità. Quando ci riesce, è invaso da ciò che chiama la “sensazione giusta”. La “sensazione giusta”, dice, è “quando la testa si ferma per costruire delle cose precise”, ovvero conformi a ciò che la natura rivela. Allora, confessa, gli accade di piangere.

by pitano 2007

Il segno dell'infinito ∞ sulle launeddas del maestro Attilio Scroccu;
Sono sempre più convinto che questo sciamano sardo senta ancora quel l'intimo suono primitivo che varca la soglia del mondo materiale


 



SULKI (Agosto 2015)

A Sulky, nell'isola di Sant'Antioco per incontrare un raro suonatore di auloi sardo, e il maestro Chiara Vigo, la sola persona al mondo che lavora il bisso marino (la cosiddetta “seta del mare“) in modo rituale da 30 generazioni.








L'immagine del pellegrino suonatore è scolpita in un concio erratico in marmo, datato XI secolo, che si trova all'interno delle catacombe della basilica minore di Sant'Antioco martire a Sant'Antioco.








  













CORRU MARINU


Corru marinu


In Sardegna 10.000 anni fa suonavamo anche la buccina marina, lo strumento preferito da Tritone

 La sepoltura di Beniamino, uno degli scheletri umani più antichi ( ca. 8500 a.C.) rinvenuti fino ad ora in Sardegna, scoperto nel 1985 da alcuni ragazzi in località S’Omu e S’Orku (Arbus).
Accanto ai suoi resti fu rinvenuta una conchiglia di Charonia lampas con le prime spire tagliate per consentirne l’uso come strumento a fiato.
da: La presenza umana nella Sardegna centro occidentale durante l’Olocene antico: il sito di S’Omu e S’Orku (Arbus, VS).

Link articolo ritrovamento






Suonatore de Corru marinu di Teti (Nuoro). loc. Abini


Forse anche durante il lungo periodo nuragico abbiamo continuato a usare questa straordinaria tromba, durevole più di qualunque altro materiale come il legno o il bronzo, preparata dal migliore degli artigiani: LA NATURA.
Secondo la descrizione del Prof. Liliu l'oggetto appeso al collo tramite una cordicella di pelle è un pugnale di forma insolita col suo astuccio conico di cuoio modinato a rilievi, aggiunge che C. Zervos ha confuso questo disegno con le scanalature della superficie d'una conchiglia.
Christian Zervos è lo stesso che ha salvato dall'oblio il Suonatore di corno di Genoni con una semplice foto. (vedi post).
E anche in questo caso, forse aveva visto giusto, individuando un altro importante musico nuragico



Alcune Maschere sarde tradizionali (Seui) prevedono il corno di mare, appeso con una cordicella di pelle alla maschera a destra della foto.