«dalle ossa della gamba ne fa gran conto il Campidano per la costruzione delle sue lionedde, ossia flauti. (...) dicono che il suono è incredibilmente dolce e acuto, e propagantesi a strana distanza»
Gli antichi romani ne apprezzavano anche le carni, in particolare il cervello e la lingua. Cosa questa ancora in uso ai tempi dell'ornitologo Francesco Cetti che, circa due secoli fa, nei suoi scritti racconta di aver a sua volta assaggiato questi piatti pur non condividendo coi romani il positivo giudizio.

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