dopo 20 anni a casa del maestro Attilio Scroccu, il cacciatore di suoni
Il cacciatore di suoni(tratto liberamente da “VOCI DI SARDEGNA” di Bernard Lortat-Jacob)
Ascutta beni, ci vunti desci sonusu in su contrabassu, ascutta… ascutta… ascutta…
Quando si tratta di costruire uno strumento in una data tonalità, ziu Attiliu prende una base, una nota campione, soffiando nella canna più lunga- il contrabassu, come lo chiama lui. Questa canna produce una nota grave, che lui suona per diverse ore prima di costruire le altre due che dovranno essere in armonia con questa.
Allora capisco perché, secondo lui, il suono, lo strumento e la canna che ne permette la costruzione sono sinonimi: il suono nasce dallo strumento, la musica nasce dal suono e si inventa a partire da esso, ma entrambi derivano da un’unica intenzione.
Quando suona, l’agitazione febbrile di ziu Attiliu nasce dalla profondità del suo ascolto, e tale ascolto dal suo soffio. Il soffio stesso, lungo e ininterrotto, produce un’estasi indecifrabile.
Per lui la musica è un esperienza intima e, per dirla tutta, mentale.
Un espressione torna spesso sulle sue labbra: “tirare fuori”. Quello che lui tira fuori è la musica, presente in ogni cosa. La musica è “già li”, dice, come se volesse isolare alcuni suoni da uno spettro unico. Io sento una sola nota, bella e profonda. Insiste. Mentre suona cerca di convincermi con gli occhi. Per aumentare l’effetto di risonanza, mette un bicchiere all’estremità della canna più lunga. E’ il suo microfono. Possiede una decina di bicchieri del genere, di tutte le dimensioni, orientandoli diversamente amplifica degli armonici differenti. A seconda della posizione e della forma del bicchiere, lo spettro si decompone e si ricompone come un’anamorfosi: ziu Attiliu fa entrare nella sua testa ciò che dovrà farne uscire più tardi, quando costruirà le altre canne che si dovranno accordare con la prima.
Il suono lo affascina più di della musica.
Mi rendo conto in questa occasione che il dono musicale ha tante sfaccettature.
Il suo virtuosismo risiede interamente nella capacità di associare dei suoni nello stesso momento. Solo la sovrapposizione degli spettri sonori suscita la sua attenzione. Essa è l’oggetto della sua ricerca. ziu Attiliu è esperto in materia, nel senso stretto del termine.
Una lunga frequentazione con le canne sonore ha dato a ziu Attiliu l’orecchio assoluto: non ha bisogno di nessun suono campione per trovare le altezze e determinare le componenti armoniche. Senza dubbio la pienezza del suono lo ha allontanato dalle forme musicali convenzionali; il temperamento musicale che ci ha lasciato il XVIII secolo e quello di ziu Attiliu non vanno d’accordo.
Scopro con lui la realtà mentale della musica e la sua sottomissione alle regole della risonanza. Cerca nell’ampio spettro sonoro della sua canna soffiata ciò che è utilizzabile a scopo musicale (le note della mankosa e della mankosedda). Calibra e accorda i suoi strumenti a partire da un suono unico di cui decifra all’infinito lo spessore.
La natura ha messo nella musica delle cose che si tratta solamente di “tirare fuori”. La materia sonora condiziona il sapere e le concezioni stesse di ziu Attiliu. Con lui, ho l’impressione di assistere agli esperimenti dei primi uomini e alla nascita stessa del mondo. Egli fa le sue scoperte in modo empirico come se, da millenni, nulla fosse stato tentato.
Mi domando tuttavia come le componenti di un unico suono possano produrre un’estasi quotidiana di una tale intensità. Senza dubbio, l’estasi non procede per forza dal rinnovamento. Essa nasce altrettanto dalla ripetizione delle cose, se tale ripetizione è precisa, rigorosa e condotta con fervore.
Conobbi un’esperienza simile in compagnia di amici pescatori del Mediterraneo che tiravano a bordo gli stessi pesci ogni mattina all’alba. Malgrado l’automatismo dei gesti, l’operazione restava miracolosa. Ogni pesce tirato fuori dall’acqua suscitava dei commenti pieni di ammirazione che senza dubbio finiranno solo con la scomparsa dei mari. Con gli stessi gesti e gli stessi atteggiamenti, le vie rituali e quelle quotidiane diventano una cosa sola. E’ senza dubbio l’esattezza della reiterazione che produce una certa sensazione di eternità nei pescatori come nei cacciatori di suoni: ogni giorno, nel suo laboratorio, ziu Attiliu torna a decifrare lo stesso mondo. Tutto il suo lavoro consiste nell’eliminare le opacità. Quando ci riesce, è invaso da ciò che chiama la “sensazione giusta”. La “sensazione giusta”, dice, è “quando la testa si ferma per costruire delle cose precise”, ovvero conformi a ciò che la natura rivela. Allora, confessa, gli accade di piangere.
by pitano 2007
Il segno dell'infinito ∞ sulle launeddas del maestro Attilio Scroccu;
Sono sempre più convinto che questo sciamano sardo senta ancora quel l'intimo suono primitivo che varca la soglia del mondo materiale
Una 'Mediana' del maestro Scroccu suonata dal bravissimo Michele Deiana.
Un accordatura naturale, ormai scomparsa nelle moderne launeddas temperate





Bellissimo articolo. Grazie
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